Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba

di Michele Lillo


Qualche giorno fa si è diffusa sui Social (Twitter in particolare) l’ennesima polemica tra artisti più o meno famosi (e che chiaramente così lo diventano maggiormente dato che se ne parla): quella tra Neffa ed Emma Marrone. Neffa twitta un commento poco edificante su un pezzo della Marrone e lei risponde per le rime, tutto senza contare i due autori del pezzo di Emma (Nesli e Niccolò Bolchi) che forse avrebbero avuto diritto a un confronto parimenti acceso, modello talk show. Ora non voglio entrare nel merito perchè sinceramente seguo poco entrambi gli artisti e non voglio esprimermi (se stanno sulle scatole l’uno con l’altro saranno anche fatti loro… appunto… noi che c’entriamo?) ma voglio prendere la palla al balzo. Questo scambiarsi accuse sui Social è ormai diventato normale, rispondersi in pubblico, accusarsi. Capita davvero spesso anche tra ‘gente comune’. Le bacheche ormai hanno sostituito il confronto ‘faccia a faccia’. Perché? Eh… Mi sa che qualcuno non ha il coraggio di parlarsi in faccia ma preferisce nascondersi dietro un monitor. Almeno, nel caso specifico, i due cantanti in parte ci hanno messo la faccia (perchè hanno parlato dai loro profili ufficiali) ma è sempre una conversazione poco realistica perché fatta in un’agorà dove qualsiasi cosa dici, soprattutto se sei famoso, hai il sostegno dei tuoi fan accaniti. In definitiva non ti senti mai solo così come ti sentiresti se avessi il coraggio di esprimere la tua opinione faccia a faccia. Poi c’è un altra categoria di persone: quelle che non hanno gli attributi di farsi riconoscere neanche con un profilo ufficiale ma usano nomi di fantasia per attaccare o semplicemente per diffondere spam. Questa è la categoria peggiore, e si divide a sua volta in due sottocategorie: quelli che usano nomi falsi per non farsi riconoscere (e ci riescono) e quelli che li usano per creare il dubbio ma che in fondo, se ci pensi un attimo, si riconoscono. Questa seconda sottocategoria è ‘celebrale’ e nasce da un disegno preciso: ‘mi invento un nome, poi riempio determinate bacheche, la gente ha il serio dubbio se sia io o meno, forse è anche convinta di sapere che sono io ma non lo sa con certezza perciò… ne esco pulito’. Ecco, questo modo di pensare riconduce al proverbio che titola questo pezzo. E’ il tipico atteggiamento di chi vive l’invidia distruttiva, ovvero quella nascosta, sotto traccia, vissuta nel buio delle sue quattro mura illuminate solo da quello schermo che lo fa sentire così importante e venerato. Uno schermo che, come una bambola gonfiabile, subisce e non risponde: il massimo della goduria per chi non è capace di rapportarsi all’esterno per paura di essere ‘sconfitto’ con i fatti. Perché spesso queste cose si dicono proprio per ‘vedere di nascosto l’effetto che fa’ (citando il grande Jannacci), sogghignare e creare caos, sempre che il mezzo che si utilizza arrivi poi effettivamente a qualcuno. E’ un pò come se io da questo blog proclamassi la terza guerra mondiale… Non mi prenderebbe nessuno sul serio perchè alla fine parlo a me stesso e a pochi lettori, non sono mica il Corriere della Sera… Perciò mi risulta davvero incomprensibile come non si abbia il coraggio di parlarsi faccia a faccia, anzi un’idea la ho… Forse perchè si sa, in fondo, che si nota la pagliuzza dei terzi avendo una trave nel proprio occhio, la trave dell’insoddisfazione, dell’incompetenza, della sconfitta: in una parola… dell’ignoranza. (Se vuoi lasciare un tuo parere scrivilo qui sotto nella zona ‘Lascia un commento’. Grazie!). Ps. Qui i commenti sono moderati e una mail dovete inserirla… Perciò se fate parte della categoria descritta nel pezzo… purtroppo… qui non avrete spazio. Fatevene una ragione 😉

mipiace